sabato 4 aprile 2009

Anche la mia Puglia ha un Canyon

Easy driver

Grotte, crepacci profondi e terrazze a mezz’aria: un on the road di 86 chilometri tra le Gravine dell’arco ionico. Liberi di deviare, senza fretta



In auto lungo il litorale e l'entroterra pugliese
In auto lungo il litorale e l'entroterra pugliese
È l’ultima tendenza. Girare la Puglia al volante, seguendo un itinerario di massima. Liberi di deviare, fermarsi, secondo la filosofia, sempre più vincente, dello Slow trip. Tragitti brevi da percorrere con il piacere della lentezza. L’on the road pugliese è di soli 86 chilometri, da fare in due giorni e prendersi il tempo di ammirare lo spettacolo che la natura qui ha da offrire. Ogni curva, una sorpresa. Sembra di essere in un canyon americano invece è l’inaspettata campagna di Puglia, quella delle Gravine della zona ionica: crepacci profondi scavati nella roccia, grotte naturali, terrazze a mezz’aria, pareti scoscese. Da Bari s’imbocca la SS 100 in direzione Taranto per circa 56 chilometri fino a Mottola. La strada è comoda e scorrevole e permette di arrivare velocemente a destinazione. Il territorio carsico traccia un profilo ricco di inghiottitoi e canyon, ma anche doline, depressioni di forma circolare e grotte, diventate abitazioni fino all’XI-XII secolo. La Gravina di Mottola conserva un centinaio di cavità a più piani (le Grotte di Dio), comunicanti fra loro ed estese per 600 metri. Vi si trovano scalinate nella roccia e luoghi di culto, come la Cripta di San Nicola, detta la Cappella Sistina della civiltà rupestre, per l’importanza degli affreschi presenti (Ufficio Turistico, tel. 099.88.66.948). Si dorme nella Masseria Colombo, strutturata come un piccolo borgo di trulli, nelle caratteristiche costruzioni di pietra a vista, o a Casa Isabella, in un palazzo dell’Ottocento con preziosi arredi. Per cena, si va a Il Rifugio dei Vip, per assaggiare gli ottimi cavatelli ai frutti di mare. Riprendendo la SS 100, si arriva, dopo appena 7 chilometri, a Massafra, definita Tebaide d’Italia per le numerose grotte. Qui la Gravina è parte della cittadina e spesso i muri delle abitazioni sono scavati nel tufo. L’imponente Gravina di San Marco è visitabile per scoprire le abitazioni rupestri, tra cui la Grotta del Ciclope di grandi dimensioni, e la Farmacia del Mago Greguro, costituita da molti ambienti uno dentro l’altro, non raggiungibili, dove sono stati ritrovati spazi scavati nella roccia per conservare le erbe. L’ambiente naturale della Gravina veniva chiamato Valle delle Rose, perché ricco di specie vegetali, più di 220, che secondo gli antichi avevano proprietà terapeutiche. Per una visita, si può scegliere la passeggiata archeologica con sosta alla Cripta di Santa Marina, il tour delle chiese rupestri, oppure il bellissimo Santuario della Madonna della Scala. Per una sosta gourmand, il Falsopepe: cucina della tradizione come le caserecce con cima di rapa, pomodori secchi e cacioricotta. Per dormire, Masseria La Brunetta, costruzione d’epoca poco fuori Massafra, immersa nel verde. Da qui, in direzione Palagiano, s’imbocca la deviazione sulla SS 7 verso Matera. Ventitré chilometri per riempire gli occhi di un paesaggio davvero singolare: lamie, ulivi e masserie. Si lascia la SP 7 per quattro chilometri per arrivare a Laterza e raggiungere la Gravina: è la più grande d’Europa, si estende per 12 chilometri e sprofonda in molti punti fino a 200 metri. L’appuntamento, per birdwatching e un’escursione nella natura, è all’Oasi Lipu, dove inizia un percorso guidato di circa 5 chilometri (2,50 € adulti e 1,50 € ragazzi fino a 18 anni). Si va alla scoperta di una zona inserita nei luoghi internazionali di protezione degli uccelli, unica per la grande biodiversità dell’avifauna, con rare specie della macchia mediterranea e antichi boschi. Laterza è anche rinomata per il suo tipico pane cotto nel forno a legna, la cui produzione è tutelata da un consorzio. Lo si può acquistare al Panificio Laerte l’Antico Forno (via Cadorna 62, tel. 099.82.18.176), assaggiando anche la squisita focaccia con il pomodoro fresco. Per cena, si fa un salto all’Atelier della Carne, annesso alla macelleria, tipico fornello dove cucinano gnumeridde, salsicce, e carne di pecora.

Elisabetta De Blasi

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