mercoledì 10 giugno 2009

Venezia

I musei civici aprono al contemporaneo. E nuovi centri d'arte inaugurano in antichi edifici. Oltre 40 mostre tutte da vedere, insieme alla Biennale



La ricetta anticrisi? Promuovere la cultura. Ri-immaginare e ri-progettare, sostengono gli addetti ai lavori. I dati incoraggiano l’ottimismo: mai così prese d’assalto le librerie, mai così affollati i musei. La bellezza, dunque, come promotore di sviluppo. E a dispetto di chi profetizza il suo inarrestabile declino, è Venezia a confermare la voglia di riprogettarsi, rilanciando uno dei più ricchi patrimoni d’arte del BelPaese. “Stiamo investendo e siamo molto motivati sul contemporaneo, abbiamo costruito un percorso articolato che coinvolge Punta della Dogana, ma anche Palazzo Fortuny. Occorre mettere in relazione il passato con il futuro, come aveva voluto il fondatore della Biennale, Riccardo Selvatico”, spiega Giandomenico Romanelli, direttore della neonata Fondazione Musei Civici di Venezia (11 sedi, 2 milioni di visitatori l’anno, un giro di affari di 20 milioni). Così, all’alba del XXI secolo e in coincidenza con l’apertura della 53esima edizione della Biennale (dal 7 giugno al 22 novembre), la Serenissima è pronta a sfoderare l’agenda culturale più hip d’Europa. “La Fondazione dei Musei Civici Veneziani si presenta con rilevanti novità”, sottolinea Sandro Parenzo, da settembre Presidente della Fondazione. “Grazie alla collaborazione con Eni, da sempre vicina al mondo dell’arte e della cultura, abbiamo potuto mettere in cantiere due straordinarie anteprime: a Palazzo Fortuny si inaugura l’ultimo piano e si apre un intero piano a Ca’ Pesaro, uno spazio che riserverà sorprese per il contemporaneo e offrirà pitture e sculture del Novecento fino a ieri nascoste nei depositi”. Insomma, una stagione senza eguali per la città e per quei 20 milioni e 600.000 visitatori che ne affollano le calli. A giugno, infatti, l’agenda segna il tutto esaurito. A cominciare proprio da Ca’ Pesaro, dove le immacolate sculture dello spagnolo Bernardí Roig dialogano con gli spazi barocchi e con i capolavori della galleria. Mentre al secondo piano, che riapre dopo 30 anni, a esporre accanto a dipinti e sculture del Novecento sono alcuni dei più interessanti giovani italiani, da Liliana Moro a Nico Vascellari, da Paolo Gonzato a Luca Trevisani, protagonisti della mostra Non Voltarti Adesso, a cura di Milovan Farronato. Seconda tappa, i raffinati spazi di Palazzo Fortuny: qui i maestri di oggi e di ieri, da Burri a Calder, da Kiefer a Kapoor, si misurano con il tema dell’infinito, fra i preziosi tessuti e i celeberrimi delphos, gli abiti in seta plissettata che all’inizio del secolo resero famoso Fortuny in tutto il mondo. E ancora, a Ca’ Rezzonico, la mostra That Obscure Object of Art, che svela la complessità della produzione artistica russa dell’ultimo trentennio. Irrinunciabile il rendez-vous con la Biennale, ai Giardini e all'Arsenale ; e fra le tante mostre collaterali (ben 44), si visita l’installazione evocativa di Mona Hatoum, Interior Landscape, alla Fondazione Querini Stampalia. Poi, l’evento clou: l’inaugurazione del nuovo centro d’arte contemporanea Punta della Dogana, progettato dal giapponese Tadao Ando nella Dogana da Mar, per il francese François Pinault . Alla sua incredibile collezione è dedicata la mostra inaugurale Mapping the Studio: Artist from François Pinault Collection: 300 opere che restituiscono la tensione creativa di ogni artista, dalle star, come Takashi Murakami e Jeff Coons, ai talenti emergenti, come Wilhelm Sasnal e Rachel Harrison. Sarà un’emozione, per chi arriva dal Ponte dell’Accademia, magari al tramonto, scorgere un punto rosso, luminescente: l’occhio di una grande luna d’argento, Man in the Moon, realizzata dal tedesco Mark Handforth. Oppure una volta dentro l’ex dogana scoprire che il famoso Bourgeois Bust, Jeff and Ilona, di Jeff Koons, è affacciato ironicamente sul Canale della Giudecca. Le altre opere sono distribuite nelle navate dell’antico edificio in mattoni rossi, di cui il restauro di Ando “ha messo in risalto le qualità originali, i soffitti affrescati, la scala monumentale, i marmi” ha precisato il curatore della mostra francesco Bonami.
Novità pure a Palazzo Correr, che ha aperto 15 nuove sale sfruttando la reggia ottocentesca. E sempre in giugno, quel “chilometro d’arte unico al mondo” che va dall’Accademia a Punta della Dogana, passando per il Guggenheim, si arricchisce anche del nuovo spazio pensato da Renzo Piano per la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova ai Magazzini del Sale, dove il caposcuola dell’informale italiano, scomparso nel 2006, aveva il suo studio. “Una concezione espositiva assolutamente nuova”, secondo il curatore Germano Celant: le grandi tele di Vedova non saranno appese alle pareti, ma arriveranno di fronte allo spettatore sollevate da un braccio meccanico che corre lungo un binario fissato al soffitto. Cambiano i musei, si rinnovano le scenografie, ma aprono anche nuovi locali e, soprattutto durante la stagione calda delle mostre, si scoprono gli indirizzi più segreti. Locande sull'acqua o sofisticati alberghi diventati celebri solo con il passaparola.

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