giovedì 26 marzo 2009

Diversamente abili in viaggio

Le ragazze speciali
vanno dappertutto


Nepal, Marocco, Namibia e poi le capitali europee: a bordo di un sogno, tra amiche straordinarie, non c'è avventura che non valga la pena d'essere tentata. Anche e soprattutto se uno scherzo del destino ti ha costretta su due ruote

«Noi ne siamo convinti: la diversità è una ricchezza, non è qualcosa che debba essere inteso come penalizzante»: a parlare è Stefania Cipolletta, biologa di San Severino Marche, da trent'anni «su ruote», fondatrice dell'associazione Strabordo - straordinari a bordo di un sogno insieme con le amiche Paola Benvenuti, logopedista, Valeria Poeta, fisioterapista, e Graziella Monacelli, impiegata. Se è vero che le «brave ragazze vanno in Paradiso, le cattive dappertutto» non dispiacerà a queste ragazze speciali, instancabili donne-avventura traboccanti di nuovi progetti, lasciare la santità a chi si accontenta del quieto vivere della propria "normalità". Ed è proprio di queste passioni da giramondo, condivise con amici e socie, che parliamo con Stefania.
Perché questo nome, Strabordo?

Ci piaceva coniugare l'idea del diverso con quella dello stra-ordinario, del fuori dall'ordinario. E noi così vogliamo essere, straordinari all'interno di un sogno, quello di contribuire a un cambiamento profondo delle coscienze. Un cammino lunghissimo e appena avviato, ma nel quale crediamo molto.
Cosa si propone l'associazione?

Organizziamo viaggi accessibili ai disabili che siano belli e non mortificati, con un occhio particolare all'esigenza di renderli appetibili anche ai cosiddetti "abili", visitando tutto il possibile e in media anche più di quanto si faccia nei viaggi organizzati dai normali tour operator.
Quindi non partite "soli"

Coinvolgiamo amici o persone interessate a fare un'esperienza diversa: in genere non aggreghiamo più di 10-12 persone. Il viaggio dev'essere entusiasmante per tutti, senza limitazioni. A me piace il rischio, però io stessa mi sono trovata in situazioni difficili alcune volte, per cui è importante che, negli imprevisti, ci sia qualcuno che possa trarci d'impaccio. Anche se per esperienza constato che spesso siamo noi disabili quelli più abituati ad affrontare e a risolvere le difficoltà.
Quando organizzate un viaggio, quali sono le prime verifiche che fate sul Paese che andate a visitare?

Iniziamo scegliendo le mete che ci piacciono, non andiamo mai per esclusione. Ci appoggiamo a un'agenzia di San Severino Marche, Movimondo, che ci aiuta a verificare la disponibilità degli alberghi e dei mezzi di trasporto. Poi il primo viaggio di perlustrazione lo facciamo noi stessi di Strabordo, insieme con amici "collaudati", per constatare di persona l'effettiva accessibilità delle strutture. A volte sulla carta va tutto bene, ma poi magari i bagni sono troppo stretti o c'è un gradino la cui difficoltà è sfuggita a chi non ha problemi a muoversi. Verifichiamo anche che gli spostamenti non siano troppo faticosi e che, nel caso, ci siano lungo il tragitto bagni accessibili. In caso contrario abbiamo imparato a dotarci di tende che si montano in un paio di minuti per le soste d'emergenza, come abbiamo fatto in Namibia. In altri casi ci siamo dotati di maniglie per facilitare la salita su jeep troppo alte. Quando è tutto organizzato, mettiamo a disposizione degli altri il pacchetto del viaggio.
Qual è il Paese più attrezzato per accogliere i disabili?

Ultimamente siamo stati in Namibia. Siamo partiti con una certa preoccupazione, convinti di incontrare chissà che problemi e invece abbiamo scoperto un paese iperattrezzato, con una capitale accogliente e piena di agevoli rampe. Il tema di quel viaggio è stato appunto l'«abbattimento dei preconcetti», soprattutto nostri nei loro riguardi. In Germania, Inghilterra e Spagna si sta molto bene, il Kenya è poco attrezzato ma umanamente molto disponibile. Perfino in Nepal ci hanno aiutati parecchio.
Immagino che il Paese più ostile, sul piano delle infrastrutture...
Sì, è l'Italia, purtroppo. Al confronto della Namibia, Milano, Torino e Roma sono davvero l'Africa. Ogni volta che rimpatriamo ci assale la tristezza di tornare in un Paese in cui dappertutto ci sono scale inaccessibili e perfino gli edifici nuovi o ristrutturati presentano solo ostacoli per noi.
Prossime tappe?
A giugno andremo a Londra, poi di nuovo in Marocco e, a settembre, ancora in Namibia. A fine anno, viaggio in Patagonia in quad. Un'esperienza che ho già fatto nel deserto, sei anni fa, durante una mille chilometri in cui i ruoli, tra abili e disabili, si erano invertiti: loro insabbiati coi fuoristrada e noi, che andavamo anche in solitaria col Gps, a fare da trait d'union per i soccorsi. Per cui il tema guida del viaggio in Patagonia sarà: «ognuno è protagonista»: lì il disabile, in genere trasportato, sarà messo alla guida del suo mezzo.
Il viaggio proibito, ma sognato?

Non c'è. Abbiamo scoperto che la nostra condizione ma anche quella di tutti dipende essenzialmente dal mondo che ti accoglie (o respinge) e da come ci si organizza di conseguenza.

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