Recensione di Paola Pedrini
Promotore
finanziario, editorialista del quotidiano La Voce di Romagna,
appassionato viaggiatore, Simone Mariotti lascia per un mese il
burrascoso mondo della finanza per immergersi in quello rigoglioso e
selvaggio dell’isola del Borneo, la terza al mondo per superficie e la
maggiore dell’arcipelago indonesiano. Simone ci guida alla scoperta di
una terra ricca di colori e profumi intensi, di scenari naturalistici
semplicemente splendidi, in uno dei Paesi più cosmopoliti del mondo,
esempio di tolleranza civile e religiosa. Affascinato dalle letture di
Salgari e dal personaggio di Sandokan, Simone esplora il Borneo malese
in lungo e in largo fuori dalle solite rotte battute dai turisti, da
solo e con lo zaino in spalla, addentrandosi negli altipiani più
sperduti e camminando per interi giorni nella foresta pluviale tra
sanguisughe, farfalle giganti e piante carnivore.
I
dayachi delle avventure salgariane e gli Iban un tempo tagliatori di
teste sono sempre lì, ma la loro esistenza è naturalmente cambiata.
Vivono ancora in case comuni costruite l’una accanto all’altra, in
genere su palafitte, così da costituire un’unica casa molto lunga detta
longhouse. Ma non praticano più l’antico rituale di tagliare le teste,
considerate un tempo sede dell’anima e il cervello contenuto una fonte
preziosissima di energia. Appese nelle capanne del villaggio fornivano
la forza sufficiente a tenere lontane le avversità finché qualche altra
disgrazia non giungeva a turbare il quieto vivere della comunità, e
allora si ripartiva alla caccia di altre teste. Oggi sono comunità
gentili e curiose che accolgono i turisti con il sorriso, canti e danze,
lieti di mostrare usi e abitudini locali. Simone ci dà un assaggio
della loro accoglienza pernottando come ospite nelle abitazioni e
raccogliendosi intorno al fuoco della loro vita quotidiana per mangiare,
chiacchierare o giocare con i numerosi bambini delle comunità.
Durante la sua esperienza incontra anche molti altri viaggiatori e con alcuni nasceranno delle vere e proprie amicizie. «Di
quelle che, rispetto a una semplice conoscenza, possono vantare di aver
condiviso qualcosa di unico, le cui sensazioni resteranno sempre con
te, anche se il periodo insieme era durato poco più di una manciata di
giorni».
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