recensione di Paola Bodrini
Ci sono le fate a Stoccolma (Editore Diabasis, pp. 224, € 16,00) è libro che può essere definito molto di più di un diario di viaggio. E’ una ricca descrizione della capitale svedese, scritta con amore da Rino Genovese, che in modo molto critico confronta con l’Italia e con il suo sistema.
A colpire il cuore dello scrittore-filosofo napoletano sono le ragazze di Stoccolma, definite “fate” per il loro “svolazzare” in bicicletta, scoperte, mostrando la loro bellezza molto spesso naturale e quasi mai costruita, la loro libertà, la loro emancipazione nel lavoro e nell’essere madri anche senza essere necessariamente sposate. E’ inevitabile quindi il paragone con la donna italiana molto spesso frustrata e vittima di un familismo imperante, causato dalla società e dallo stato sociale poco efficiente. L’Italia disgusta così tanto l’autore che non può evitare duri attacchi al nostro sistema politico e promuove Stoccolma come capitale dove fuggire, cercando un mondo fatto di serenità, leggerezza, ispirazione per i propri libri, dove al centro della vita si trovano l’individuo e lo Stato. Il tutto è aiutato dal sole e dall’aria estiva che in Svezia è un vero e proprio “must” mentre il clima rigido e la lunga assenza di luce nelle ore diurne del periodo invernale portano al rigore e alla meditazione.
Da non trascurare le citazioni cinematografiche di Genovese, Bergman in primis, che portano alla luce i problemi del rapporto uomo-donna. Un viaggio Svedese davvero molto interessante.
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