testo di Donatella Bernabò Silorata
La castagna di Roccadaspide ottima per i dolci |
Perdersi nei colori caldi dell’Appennino meridionale, assaporare la castagna di Roccadaspide e il fagiolo di Controne, far la spesa dai contadini: sono tanti i motivi per mettersi in viaggio tra gli Alburni, le montagne del Cilento
settentrionale, le Dolomiti campane, ma più selvagge e ben poco
turistiche. Una meta scomoda? Non è più così con i nuovi collegamenti.
I Monti Alburni sono a un’ora di auto da Salerno, che ha inaugurato il nuovo aeroporto nazionale
(www.aeroportosalerno.it) con voli da e per Verona e Milano Malpensa,
da 79 € a tratta (info: Air Dolomiti tel. 045.28.86.140,
www.airdolomiti.it). Servizi che incoraggiano un fine settimana in questa Italia sconosciuta. La stagione è propizia e non solo per il palato. Nelle grotte di Castelcivita, tra le più belle di tutta l’Italia del Sud, da questo mese rivive il mito di Orfeo ed Euridice
con uno spettacolo che mescola suggestioni naturali ed effetti
speciali, suoni, video e voci sotterranee (spettacoli da novembre fino
alla primavera 2010, prenotazioni anche sul sito www.tappetovolante.org, tel. 081.86.31.581). Anche Teggiano
vale il viaggio: un borgo a pianta romana, con palazzi gentilizi,
chiostri e la piazza principale dominata dalle possenti mura del
Castello. Da vedere è il portico quattrocentesco che per secoli fu il
Sedile dove si riuniva il parlamento della città. Si può pernottare
all’albergo Antichi Feudi (via San Francesco 2, tel.
0975.58.73.29, www.antichifeudi.com, doppia b&b 70 €), una
dimora d’epoca nel centro della cittadina: solo 12 stanze con vista
sulla piazza e il ristorante con tavolini nel piccolo e grazioso
cortile interno. La cucina porta in tavola i tipici piatti del
territorio, come la pasta fresca con i peperoni “cruschi” e il maialino
alle erbe. “Sapori a chilometro parco”, come ormai si dice quaggiù, ovvero ingredienti coltivati sul posto e come natura vuole. Il Cilento con il Vallo di Diano è parco nazionale dal 1991 e da poco si è guadagnato il riconoscimento di primo Bio-distretto europeo. Tra queste valli e montagne nascono rarità che non si trovano altrove, come il piccolo fagiolo bianco di Controne o il Marrone di Roccadaspide Igp: il primo si compra contattando Domenico Tancredi e l’Associazione dei Produttori
(corso Garibaldi 46, Controne, Sa, cell. 339.18.96.058); la castagna di
Roccadaspide (particolarmente zuccherina e fragrante) che è poi un
piccolo borgo arroccato intorno al suo castello medievale, si acquista
da Marron Fonte (contrada Fonte 27, Roccadaspide, tel. 0828.94.30.32). Tutto il territorio è inoltre culla di formaggi e latticini lavorati ancora artigianalmente con latte di vacche e di capre che pascolano libere sui monti: al caseificio La Teggianina (via Pantano, Teggiano, Sa, tel. 0975.70.044) si acquistano fiordilatte, caciocavallo podolico e ricotte fresche. Novembre è anche il mese dell’olio nuovo, e qui l’extravergine ha una qualità superiore, contraddistinta dalla Dop Colline Salernitane. Nelle campagne di Postiglione, ai piedi degli Alburni, il Casale Acqua del Fico (strada
regionale 488 km 2, Postiglione, cell. 333.36.19.996,
www.casaleacquadelfico.com, doppia b&b 80 €) è un indirizzo da
custodire gelosamente. Per le 5 stanze arredate con gusto, l'atmosfera
di casa e la colazione, con marmellate fatte in casa con i frutti
dell’azienda, in primis i fichi. La proprietà è immersa in un uliveto
secolare e l’extravergine che si produce nasce da olive pregiate. Lo
stesso amore per la qualità si respira alla Locanda Severino, in un antico palazzo nel borgo di Caggiano:
è ristorante e maison d’hôtes, con 9 camere e una cucina legata alla
memoria contadina di questi luoghi. Particolare cura per i vini, come
racconta la bella cantina in pietra (largo Re Galantuomo 11, tel.
0975.39.39.05, www.locandaseverino.it, doppia b&b 80 €. Pranzo
da 45 €). Altro indirizzo da buongustai è La Taverna dei Briganti a Sicignano degli Alburni (loc.
Scorzo, tel. 0828.97.80.50), dove si possono gustare specialità
schiette come i ravioli di ricotta e i “cruschi”, peperoni secchi
fritti. Prima di ripartire, vale la pena di raggiungere Roscigno vecchia: ci
si aggira tra vicoli e slarghi, palazzi e case in pietra abbandonate
agli inizi del Novecento. Tutto è lì, fermo immobile nel tempo: la
piazza con la fontana, la chiesa, le botteghe e le stalle. Surreale.
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