sabato 12 giugno 2010

Sagra dell'abete a Rotonda (PZ)

  La Sagra dell’Abete di Rotonda è senza alcun dubbio quella che più rispetta i riti e i gesti di una tradizione atavica che ci rimanda ai mitici riti celtici. Infatti, in Svezia, si soleva portare nei villaggi un enorme pino, quello più bello, che, dopo essere stato ornato, si ergeva in piedi e il popolo vi danzava intorno con grande allegria. L’albero restava nel villaggio l’intero anno per essere poi, sostituito con uno fresco l’anno successivo. Il rituale rispecchia appieno ciò che accade a Rotonda. Trovate le origini, è facile intuire come a Rotonda il matrimonio arboreo venne introdotto durante il dominio normanno (Federico II di Svevia costruiva la sua ultima dimora in terra di Lucania, il castello di Lagopesole, nel 1241) e, in ogni caso, venne dedicata a S. Antonio non prima di 800 anni or sono
In una atmosfera di incanto, di intensi profumi e variopinti colori, si rinnova, così, l’appassionante ed inimitabile “Sagra dell’Abete”, in onore di S. Antonio da Padova che, tra storia e leggenda, si narra passò per Rotonda nel XIII sec., fece sosta nei boschi del Pollino, trascorrendo una notte sotto un abete in località Marolo. Anni dopo, nello stesso punto, un bovaro inciampando precipitò in un burrone, invocò disperatamente il nome del Santo che gli apparve in tutto il suo splendore, salvandolo. Il miracolato raccontò l’accaduto a valle ed annualmente si recò con i suoi per abbattere un abete ed offrirlo in onore del Santo protettore. Da allora, niente è cambiato, la Sagra ha mantenuto intatto il suo fascino, le sue usanze proponendo sempre gli stessi riti.
I festeggiamenti e le funzioni religiose (la tredicina di S. Antonio) hanno una durata di circa 15 giorni, ma la Festa raggiunge il suo apice tra l’8 e il 13 di giugno, giorno quest’ultimo, dedicato a S. Antonio da Padova, patrono anche di Rotonda. Il rito, di origine pagana, ha quale finalità il “matrimonio arboreo” tra un abete di più modeste dimensioni, la “a rocca”, ed un enorme faggio (una volta si trattava di un grosso abete, tant’è che il dialetto locale ne conserva il nome), “a pitu”, questo (il matrimonio) a simboleggiare la conseguente fecondità portatrice di buone messi. Pertanto, nella notte tra l’8 ed il 9, i numerosi componenti del gruppo della “rocca”, i cosiddetti  “roccaioli”, partono dalla località Santa Maria, nei pressi del Santuario della Madonna della Consolazione, per dirigersi verso i boschi di uno dei comuni limitrofi rientranti nel Parco Nazionale del Pollino. L’abete che diverrà “a rocca” era già stato scelto la seconda domenica di maggio e nella notte tra l’8 e il 9 giugno verrà raggiunto per essere, come tradizione vuole, “sottratto” nel bosco di uno dei paesi gravitanti nel Parco Nazionale del Pollino. Successivamente, “a rocca” verrà condotta in località “Vacquarro” dove resterà in attesa di potersi congiungere in matrimonio col maestoso faggio, “a pitu”, e, in seguito il giorno 13, i due alberi stretti in un definitivo abbraccio verranno issati, servendosi di forche e corde, con il solo ausilio dei muscoli dei lavoranti, a mò d’obelisco davanti alla sede municipale.
Può tornare utile sottolineare che tutta la Sagra verrà accompagnata da abbondanti libagioni innaffiate dal buon vino locale. Tra le provviste che, a devozione del Santo patrono, vengono offerte a tutti i partecipanti e viandanti un posto di riguardo tocca ai tradizionali “tortaneddri” e “panetteddre” di S. Antonio, dolci rustici preparati dalle brave massaie del luogo.
L’11 giugno, “a pitu” trainata da almeno 13 coppie di buoi, i “paricchi”, ed  “aiutata” negli spostamenti dai “pannulari” (la “pannula” è un ramo di faggio sfrondato dai ramoscelli e levigato, che viene usato a mò di leva per favorire gli spostamenti, soprattutto in curva, del grosso tronco trainato dai buoi), in località Piano “Pedarreto”, si unisce alla “rocca” ed insieme, accompagnate da alcune decine di faggi, sfrondati e lisciati, “i porfiche”, trainati da uno o più buoi, relativamente alle minori o maggiori dimensioni dei tronchi, iniziano il “corteo arboreo” che li porterà verso il paese tra ripetute esclamazioni di evviva e canti dedicati al Santo protettore. Il percorso, di circa 9 km, è un susseguirsi di canti, di danze, di bevute di buon vino ed altre vettovaglie offerte a tutti a devozione di S. Antonio; un vero e proprio cerimoniale, unico nel suo genere, che coinvolge non solo Rotonda, ma anche i paesi vicini, nonché i numerosi emigrati che, per la Festa, da ogni parte del mondo ritornano al paese natio.
Nel primo pomeriggio del 12 giugno, dopo aver trascorso la nottata in località “Puzziceddri”, gli alberi e i gruppi dei “pitaioli”, dei “roccaioli” e delle “porfiche” incontreranno nei pressi del Santuario della Madonna della Consolazione, le autorità locali e tutti quei cittadini e viandanti che non hanno partecipato allo svolgimento dei festeggiamenti in montagna, per poi dirigersi verso il centro del paese dove, nel tardo pomeriggio, alle vibrate e sentite parole del parroco e del sindaco, per il buon andamento dei festeggiamenti e per la immutata devozione al Santo, farà seguito l’innalzamento a braccia, sulla piazza principale del paese, dell’ “a pitu” (insieme al grosso albero verrà issato, in piedi su di esso il “capurale d’a pitu” ossia la persona che per tutto lo svolgimento della Sagra ha la responsabilità del buon andamento del rito; esiste anche il “capurale d’a rocca”) che l’indomani, nella mattinata del 13, verrà issata strettamente congiunta all’ “a rocca” e, insieme, saranno innalzate verso il cielo davanti alla sede municipale per restarvi fino al primo sabato del maggio successivo, giorno in cui “a pitu” e “a rocca” verranno abbattute per far posto alle piante nuovamente scelte.
Fanno da epilogo alla Festa profana le solenni funzioni religiose, con la processione del Santo per le vie del paese nella mattinata del 13 e la veglia in chiesa fino a notte inoltrata. La Sagra in questione che, appare come un importante momento di incontro tra le genti del Pollino, un pittoresco confluire di energie ed un momento di sicuro impatto suggestivo, rappresenta un appuntamento che nel corso dei secoli si è ormai istituzionalizzato anche fuori dai confini regionali e nazionali. Sono sempre più frequenti, infatti, i contatti che ogni anno si raccolgono con turisti e studiosi stranieri che si interessano alla kermesse che viene valutata anche come un interessante fenomeno antropologico.

4 commenti:

  1. Mi permetto di dire che davvero un iteressante fenomeno antropologico! ... ualhe tempofa mi è capitato di essere alla Festa della Pita d Alessndria del carretto e per molti versi le due feste si somigliano non poco! ...interessante!

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  2. E' un rito molto coinvolgente. Ero in vacanza e casualmente ho partecipato ai festeggiamenti. Ora non posso fare a meno di ritornaci ogni anno. E'troppo bello E poi la gente del posto è così accogliente.

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  3. Grazie della tua testimonianza.
    Un caro saluto.

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Grazie